Il fantasma del ponte di ferro by Piero Colaprico

Il fantasma del ponte di ferro by Piero Colaprico

autore:Piero Colaprico [Colaprico, Piero]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858694848
editore: Rizzoli
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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Il giornalista del “Corriere” non aveva gradito di rinunciare all’esclusiva, ma s’era rassegnato a sperare nel futuro e probabile scoop. Il colonnello Casiraghi aveva portato lui e Binda al bar della caserma e aveva offerto a entrambi un caffè. «Scriva bene, che domani il maresciallo leggerà gli articoli parola per parola» aveva concluso l’ufficiale, dando al maresciallo un suggerimento: «Burlando è un bravo ragazzo, in fondo, ma con questi giornalisti d’assalto bisogna fare come diceva Cicerone».

«Amicus omnibus, amicus nemini» aveva risposto Binda, lasciando l’ufficiale interdetto. Il giorno dopo, a Milano, e in buona parte d’Italia, non si parlava d’altro.

Una testa tagliata dice in russo: «Gioiello» era il titolo del “Giorno”. Morto che parla quello della “Stampa”, con un occhiello esplicito: Dalle corde di violino un oscuro messaggio made in URSS. Appena quarantott’ore dopo quel colloquio nelle strade nebbiose dietro piazza Cordusio la parola драгоценность, dragosteen, era stata pubblicata su tutti i giornali. A parte il nome della persona uccisa, che ufficialmente restava “non identificata”, non venivano risparmiati dettagli sul “messaggio macabro” infilato in bocca alla testa recisa e sulla perla nera trovata in una delle scarpe.

Un cronista, figlio di uno scrittore, s’era lanciato in un lungo articolo che partendo dai Vangeli (“Non gettate le perle davanti ai porci”) e dal taoismo (lo stesso Lao Tzu si diceva nato da una perla inghiottita dalla madre) arrivava alla conclusione che il vero messaggio fosse destinato a una setta segreta di matrice massonica legata ai Cavalieri di Malta e ai Templari. L’articolo aveva suscitato più che altro ilarità e nessuno, tra i cronisti di Milano, aveva fatto collegamenti tra quel cadavere e la scomparsa della violinista. Solo sul “Corriere” Rainer Burlando aveva siglato un secondo pezzo, in basso alla pagina: Ancora un mistero la scomparsa della violinista russa diceva il titolo. Binda aveva letto con molta preoccupazione le prime righe, ma no, il giornalista non l’aveva fregato. A metà mattina, il colonnello gli aveva fatto sapere che Stavrogin si era dichiarato “soddisfatto per lavoro amico maresciallo” e non poteva ringraziarlo di persona. Ma come, nel giorno in cui forse i criminali si sarebbero sentiti alle strette, in cui Victorjia avrebbe avuto probabilmente il messaggio, come mai se ne andava urgentemente a Parigi? Doveva credere a quel viaggio? Molto difficile, ma era inutile lavorare d’immaginazione. Binda s’era dunque diviso i compiti con i suoi sottoposti.

L’appuntato Giudici e il vicebrigadiere Bertacchi si erano appostati in un appartamento sfitto di fronte al caseggiato di via Melzo 5. Dalle finestre si vedevano sia la ringhiera del secondo piano, dove aveva abitato Pasteur, sia il cortile e l’officina di Rosario Capovilla, detto Gingerino. Quale molla emotiva o quale necessità oggettiva aveva spinto il ladro ad accompagnare Binda sino al Conservatorio e a parlargli del “colpo che ti sistema per la vita”, del sogno che forse Pasteur stava per realizzare, se non fosse stato appeso da chissà chi sotto il Pont de Ferr? Dove voleva andare a parare, con le sue mezze verità? Binda si arrovellava, ma certe indagini sembrano quesiti filosofici, senza risposta all’ultima pagina della “Settimana enigmistica”.



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